R.e.m. Italia

OUT OF TIME >>>>>>>>>>< recensione di giugno!!!!!!!!!!!&

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MargheOnTheMoon
view post Posted on 1/6/2011, 20:53




siete pronti??? pronti ... partenza ... viaaaaaaaa!!!
heeheh dai sentiamoci un video emblematico:

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Paola-Rock
view post Posted on 1/6/2011, 21:21




OUT OF TIME

Un album che decreta la svolta, verso il successo, dei R.E.M. anche se, la notizia del 1° posizione, nella classifica Top 10 della rivista Billboard, era andata giù, anzi, ha un pochettino spaventato i ragazzi georgiani che non se l’aspettavano una cosa del genere dal loro pubblico. Era anche l’anno del primo conflitto, voluto da George Bush padre, nel Golfo Persico quando sembrava quasi che, il mondo, stesse crollando adosso dato che, allora, non si poteva manifestare il proprio pensiero liberamente e, nemmeno i deejay, potevano trasmettere, liberamente, quello che volevano per evitare, in questo caso, una certa ‘censura repubblicana’. Una cosa, secondo a mio parere, assurda. La scelta del titolo di quest’album é stato difficile poiché si pensava di parlare del tempo, dell’amore, della memoria. Un qualcosa che era adatto, insolito nell’allora panorama musicale del pop. Una vera e propria sfida ad un certo passato remmiano dove, parlando dei testi, si cercava di puntare su tematiche ermetiche, socio-politiche, intime, fino a sfiorare, dalla parte maschile, la maternità. Certamente un disco sperimentale che offre, al suo interno, dei momenti di grande piacevolezza e qualità. Un capolavoro…

RADIO SONG
Resta una canzone radiofonica davvero straordinaria nel quale, il paradosso, era una certa polemica nei confronti dei deejay statunitensi con l’aiuto, qui, del rapper KRS-1. Il classico esempio di freschezza del quartetto e probabilmente l’episodio maggiormente rappresentativo dell’intero album anche se si trattava di un sorprendente ‘blues epidermico con l’aggiunta di un funky per un beat irresistibile in assenza d’emozioni,

LOSING MY RELIGION
Una ritmica squadrata da una melodia tonda, lirica e dai sintetici archi che scrivono in questa canzone, la classica ballata senza perdere quel sentimento religioso che portiamo, intimamente, ognuno di noi.

LOW
Austera dove la voce di Micheal sembra davvero tristissima, sommossa appoggiata ad un organo di chiesa. Un insieme fin da farti rabbrividire per il ticchettio delle percussioni. Archi funerei e un dolente clarinetto sembrano inserirsi in questa nenia spettrale senza troppo appesantirla. Qui si parla di problemi sentimentali stavolta, però, costruendo una specie di puzzle dove può sembrare evidente l’assenza del sentimento nel testo. Sicuramente, questa canzone, è fra le mie preferite e fra le maggiormente apprezzate nei concerti acustici della band.

NEAR WILD HEAVEN
Sembra come passare da una notte gelida alle più solari delle giornate. Tutto unito da giocose sonorità targate Byrds e Beach Boys. Una canzone, un pochettino sciocca al quale è difficile dire di no. Micheal, quasi dimenticavo, lascia la parte vocale a Mike, per la seconda volta dopo ‘Superman’ dell’album Lifes Rich Pageant

ENDGAME
Pezzo strumentale sereno con un pizzico deciso d’atmosfera con tanto di violini, sax e clarinetto nel classico stile folk britannico dei primi anni Settanta.

SHINY HAPPY PEOPLE
Può sembrare un valzerone nella quale duettano Kate Pierson e Micheal Stipe per una canzone che risulta essere allegra e scanzonata. Le liriche non sono quelle tipiche del linguaggio remminano e, la band, in un certo senso, sembra quasi rinnegarla …almeno dopo qualche anno.

BELONG
Sembra essere stata presa per mano da un basso per ricordare sonorità tipiche di Lou Reed spegnendo un po’ la rarefatta atmosfera di questa canzone che parla dell’amore della madre per il proprio figlio.

HALF A WORLD AWAY
Ballata struggente creata da un folk acustico modernamente rielaborato dove, all’interno, è presente un gioco articolato d’archi e la solare voce di Micheal, sembra trovare, da queste parti, delle linee affascinanti poetiche unite ad un certo slancio emotivo che si percepisce nei cori lontani di questa canzone. Qua torna il tema per la fine di un sentimento, per qualcosa di passeggero come se, in te, si bloccasse qualcosa…

TEXARKANA
Sicuramente una delle canzoni dell’album che ascolto ben volentieri, nuovamente cantata da Mike Mills. Qua si parla di un viaggio alla ricerca di qualcosa, mentre ci s’interroga su noi stessi e su come affrontare, al meglio, quella situazione che si stà vivendo in quel determinato momento.

COUNTRY FEEDBACK
Meno solenne d’altre song ma, al tempo stesso, un po’ depressa. Un qualcosa dove si evidenzia una matrice country dal sapore westcostiano con chitarre che coesistono insieme in un monologo intimo ed emotivo incentrato sulla fine di una storia sentimentale fino ad ammettere il dolore per la perdita di un amore.

ME IN HONEY
Un sentimento dichiarato per la psichedelica sixtiana grazie ad un ripetitivo giro di chitarre monocorde tipiche di Peter. Può essere la risposta, al maschile, di ‘Eat for Two’ che canta, Natalie Merchant, nel gruppo dei 10.000 Maniacs; la gravidanza vista dagli uomini, come atteggiamento d’indifferenza fisica per qualcosa che non li riguarda ma che, tuttavia, può generare sentimenti ed emozioni nuove.

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1 replies since 1/6/2011, 20:53   84 views
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